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La certificazione del contratto: guida operativa

20 Luglio 2023 |
La certificazione è uno strumento introdotto dagli artt. 75-84 D.Lgs. 276/2003 e modificato dalla L. 183/2010, mediante la quale le parti contrattuali chiedono a soggetti abilitati, detti Commissioni di certificazione, l'accertamento della qualificazione del contratto da loro concluso, con lo scopo di chiarirne la natura e le caratteristiche nonché, a seguito dell'approvazione del c.d. “Collegato lavoro”, di accertare la reale volontà delle parti circa l'inserimento di determinate clausole all'interno del contratto stesso.
Sommario
Introduzione

Come si legge nell'art. 75 D.Lgs. 276/2003, la finalità perseguita dal legislatore attraverso la certificazione è quella di deflazionare il contenzioso in materia di qualificazione dei contratti, che costituisce il cuore del contenzioso in materia di subordinazione.

Inizialmente dunque il fine principale di tale strumento era essenzialmente quello di evitare che un contratto qualificato o comunque “certificato” potesse essere oggetto ex post di riqualificazione in sede giudiziaria.

Tuttavia, dal momento che tale accertamento non poteva considerarsi insindacabile era destinato a cedere di fronte ad una eventuale e successiva diversa valutazione del caso concreto da parte di un giudice.

Per le ragioni di cui al capoverso che precede, la L. 183/2010, è intervenuta ampliando notevolmente l'ambito di applicazione della certificazione ed estendendone la portata vincolante. Infatti, la finalità della certificazione del contratto non è più unicamente quella di “ridurre il contenzioso in materia di qualificazione dei contratti di lavoro”, bensì quello di “ridurre il contenzioso in materia di lavoro” in senso lato.

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