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Il trattamento dei dati biometrici nei rapporti di lavoro: cosa sapere

07 Marzo 2022 |
L'evoluzione tecnologica segna il ricorso, sempre più frequente, a trattamenti che implicano l'uso dei dati biometrici dei lavoratori intesi a identificare gli stessi nell'ambito dell'organizzazione aziendale. L'applicazione di tecniche di riconoscimento biometrico risulta sottoposta ad una serie di misure e garanzie “rafforzate” in ragione del fatto che un uso non circostanziato e limitato di tali dati potrebbe impattare in maniera negativa sulla dignità del lavoratore.
Sommario
Introduzione

L'evoluzione tecnologica segna il ricorso, sempre più frequente, a trattamenti che implicano l'uso dei dati biometrici dei lavoratori intesi a identificare gli stessi nell'ambito dell'organizzazione aziendale.

I trattamenti di dati biometrici hanno la capacità di identificare il lavoratore attraverso l'applicazione di tecniche di riconoscimento biometrico come ad esempio l'impronta digitale, il riconoscimento facciale e/o vocale, consentendo l'identificazione unica del lavoratore.

Tali tecniche di identificazione risultano sottoposte ad una serie di misure e garanzie “rafforzate” in ragione del fatto che un uso non circostanziato e limitato di tali dati potrebbe impattare in maniera negativa sulla dignità del lavoratore e porsi in contrasto con i principi derivanti dalla regolazione europea in materia di protezione dei dati personali e quelli contenuti nel Codice privacy.

Per le predette ragioni l'Autorità Garante per la protezione dei dati personali è intervenuta, a più battute, per regolarne l'utilizzo soprattutto nell'ambito dei rapporti di lavoro ove gli equilibri risultano più delicati in virtù degli interessi coinvolti.

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