Workers buyout: un'inaspettata leva per l'engagement del personale02 Novembre 2022
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Cento anni fa circa, nelle lontane Isole di Samoa, Tuiavii – Capo Villaggio di Tiavea – teneva un lungo discorso ai suoi fratelli polinesiani per metterli in guarda dai pericoli del modello di modernità occidentale, che in quegli anni si stava affacciando per la prima volta in quelle terre. Ebbene, in questo contesto così lontano dalla nostra vita quotidiana, Tuiavii ha tentato di descrivere ai suoi fratelli polinesiani cosa sia il “lavoro”, utilizzando queste parole: “Ogni uomo ha un lavoro. È difficile spiegare cosa sia. È un qualcosa che si dovrebbe avere una gran voglia di fare, ma il più delle volte non se ne ha. […] Quando un uomo parla del suo lavoro sospira come se un peso lo schiacciasse” (ci si riferisce alla finzione di a E. Scheurmann in “Papalagi”, 1920). Potrebbe sembrare improprio partire da queste premesse per affrontare il tema che si è promesso nel titolo, ma agli occhi più allenati non può essere sfuggita l'amara innocenza che si cela nelle parole di Tuiavii. Innocenza che, tuttavia, non si discosta di molto dalle sfide individuate delle attuali teorie sociali del lavoro e dagli studi di HR relations (Mowday et al.... Contenuto riservato agli abbonati. |