Inclusione lavorativa delle persone con disabilità: criticità e prospettive


05/12/2023 | redazione Memento

La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro presenta un report sul tema dell'inserimento al lavoro delle persone con disabilità. Il report si basa sugli ultimi dati ISTAT disponibili che evidenziano un quadro piuttosto critico: per i disabili trovare “il posto giusto” è difficile.

L'Ufficio Studi dei Consulenti del Lavoro ha predisposto un report dal titolo “Il lavoro giusto al posto giusto. L'inclusione lavorativa delle persone con disabilità: criticità e prospettive” che analizzagli ultimi dati ISTAT disponibili in merito di disabilità e lavoro. Dal report emerge un quadro preoccupante.

A più di vent'anni dall'entrata in vigore della L. 68/99 sul collocamento mirato, il bilancio sull'inserimento lavorativo dei disabili in Italia si presenta critico: su una popolazione di circa 3 milioni di persone con gravi limitazioni, solo il 32,5% (nella fascia d'età 15-64 anni) risulta occupata contro il 58,9% delle persone senza limitazioni. Molto alta la percentuale (20%) di disabili in cerca di occupazione, sensibilmente superiore a quella della popolazione senza forme di disabilità (11,3%).

Nonostante negli ultimi anni si siano registrati dei miglioramenti (la quota di disabili in cerca o con un'occupazione è passata dal 40,2% del 2011 al 52,5% del 2021), frutto della combinazione di politiche nazionali e regionali da una parte e dell'impegno crescente delle aziende nel diffondere al loro interno una cultura maggiormente inclusiva, permangono ancora molte aree di criticità:

  • rischio di cronicizzazione dell'esclusione lavorativa, soprattutto per le persone con limitazioni gravi. Ben il 62,2% dei disabili in cerca di un'occupazione ha tra i 45 e i 64 anni, mentre i giovani rappresentano solo il 37,8%. Per molti disabili l'esclusione lavorativa rischia di diventare una condizione permanente di vita, anche a causa dei bassi livelli di istruzione. Infatti, il 57,6% dei soggetti con gravi limitazioni possiede la licenza di scuola media, solo il 35% è diplomato e il 7,4% laureato;
  • crescente difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Tra il 2011 e il 2021, a fronte di un aumento di quanti svolgono una funzione impiegatizia e intermedia (dal 28,6% al 35,7%), si evidenzia una contrazione di quanti occupano una posizione altamente qualificata (dirigenti, professionisti e quadri, la cui incidenza passa dal 17,8% al 14,5%);
  • difficoltà di essere “collocati al posto giusto” che, insieme ai limiti strutturali, organizzativi e relazionali di molti luoghi di lavoro, genera un diffuso senso di insoddisfazione tra i lavoratori disabili. Solo il 14,3% si dichiara molto soddisfatto del proprio lavoro, mentre il 30,6% lo è poco o per nulla (8,4%). Colpisce, in particolare, che tra i laureati la quota di insoddisfatti (31,2%) è quasi doppia rispetto a quanti non hanno limitazioni (16,3%).

Lo strumento del collocamento mirato, scelto dal legislatore per supportare la piena valorizzazione delle persone con disabilità, per come è strutturato oggi ha limiti evidenti e non è in grado da solo di rispondere alle istanze che provengono da questo mondo.

Occorre ribaltare il paradigma, passando dalla gabbia “dell'obbligo normativo” alla valorizzazione della persona, a partire dall'implementazione delle politiche attive che giocano un ruolo determinante. Solo così si può favorire l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità.

Fonte:

Comunicato Stampa Fondazione Studi Consulenti del lavoro 2 dicembre 2023;

Report Fondazione Studi Consulenti del lavoro 2 dicembre 2023